giovedì 1 luglio 2010

Caro Presidente Fini,

non ho parole per ringraziarla per quanto ha fatto fin’ora per noi e per la libertà d’informazione. Per tutti quelli che come noi sono costretti a dover dimostrare le proprie ragioni con l’unico mezzo che hanno: parlarne. Oggi so che se non lo avessimo fatto quella di mio fratello Stefano sarebbe rimasta la morte di un detenuto, per di più tossicodipendente, avvenuta per cause naturali.
Sa cosa ho scoperto grazie a quelle intercettazioni che ora vorrebbero limitare? Uno degli indagati, cioè una delle persone per le quali si profila il reato di aver avuto in qualche modo a che fare con la morte di mio fratello, si è riferito a lui definendolo “tossico di merda”. Questo dopo che le circostanze della sua morte erano state rese pubbliche e quindi anche la persona in questione aveva potuto vedere le condizioni atroci in cui Stefano ha smesso di vivere. Senza alcun rispetto per la vita umana e per il dolore di una famiglia. E sa qual è la cosa ancora più grave? Patrizia Moretti, la mamma di Federico Aldrovandi, è stata querelata dal suo primo Pubblico Ministero per aver pubblicato nel suo Blog il racconto di quando mi sfogai con lei dicendole quello che avevo appena appreso. Lo trovo assurdo, ma d’altra parte quando vedo che un Pubblico Ministero indaga contro il legale di Lucia Uva anziché per scoprire la verità sulla morte terribile di suo fratello Giuseppe, non mi meraviglio più di niente!
Per quanto mi riguarda continuo ad andare avanti nella mia difficile ricerca di verità, consapevole di essere nel giusto, e non posso non pensare che, se il mio avvocato non mi avesse suggerito di far scattare le foto che dimostrano come era ridotto il corpo di mio fratello, oggi piangerei non solo per la sua morte ma anche per non aver potuto far nulla per restituirgli dignità.

Con fiducia e rispetto.

Ilaria Cucchi

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